Quale modello di leadership nel mondo di internet? Una riflessione sulle letture di Shoshana Zuboff

by / mercoledì, 22 Maggio 2019 / Published in Digital Transformation & Industry 4.0, HR
L’economista Shoshana Zuboff, già brillante autrice del libro ”In the Age of the Smart Machine”, nell’ultimo suo libro “The age of surveillance capitalism. The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power” propone alcune importanti riflessioni.
Ad oltre 30 anni dalla sua nascita, Internet è diventato essenziale per la vita sociale.
Secondo Shoshana Zuboff le nuove fonti di un valore aggiunto derivano non più e non solo dal lancio di nuovi prodotti, ma anche dal processo di estrazione di alcune informazioni da Data Base in grado di predire comportamenti futuri.
Stiamo vivendo un cambiamento radicale e veloce. Senza nessuna attività di supervisione o controllo, vengono progettate delle nuove architetture digitali, denominate dall’autrice ”Big Others”, con l’obiettivo di catturare e controllare, attraverso un clic, il comportamento umano. Di fatto siamo in presenza di una società sempre più interconnessa con una oggettiva capacità dei giganti del Web di intercettare i nostri dati personali e di modificarli a nostra insaputa, al fine di studiare ed analizzare il nostro comportamento quali potenziali acquirenti.
Si parla a ragione di un “oscuramento del sogno digitale” e di un nuovo “capitalismo di sorveglianza” in grado di nutrirsi di ogni aspetto della singola esperienza umana: una nuova forma di capitalismo che ha ramificato ogni aspetto dell’attuale società.
Shoshana Zuboff ci invita a non confondere il capitalismo di sorveglianza con le tecnologie, che sono solo lo strumento: il capitalismo di sorveglianza non è una tecnologia, è una strategia in azione. Nasce spontanea la domanda: “il fine di perseguire dei vantaggi competitivi in specifici mercati, può entrare in contrasto con le logiche di base della stessa democrazia?” Certamente sì!
Il reale pericolo consiste nel fatto che le attività svolte da parte di società private orientate al business non sono sottoposte al controllo di terze parti.
Per proteggerci da tutto ciò non è sufficiente invocare nuove leggi contro i monopoli o una maggiore difesa dei dati personali; serve una nuova leadership manageriale.
Una Leadership con precise nuove responsabilità sociali e profondamente diversa rispetto al passato; dovrà possedere un insieme di contenuti riscontrabili solo in un profeta e in un condottiero.
Il profeta in verità era probabilmente il miglior ascoltatore del popolo, colui al quale tutti si rivolgevano per raccontare i propri problemi, angosce, timori e valutazioni; mettendo insieme queste rivelazioni egli riusciva a derivare le necessità e le direzioni verso cui muoversi. Nello stesso tempo il profeta era un buon condottiero: conoscendo la sua gente e le difficoltà nelle quali si muoveva, riusciva a individuare le strade attraverso le quali raggiungere la terra promessa.
Il leader di un mondo stravolto dalla “digital transformation” dovrà essere un profeta e un condottiero.
Da un lato, dovrà individuare le opportunità presenti e future connesse con la rivoluzione digitale senza mai invadere la sfera privata del singolo cliente e, dall’altro, dovrà continuare a essere punto di riferimento, anche morale, per attraversare strade tecnologiche sempre più perigliose e difficili.
La leadership in sostanza cambia pelle e richiede ora un insieme complesso di capacità e di visione, di capacità di guida e di supporto: richiede di saper aggregare nuove competenze tecniche con la capacità di guardare oltre la sponda del fiume, imparando a lavorare su temi d’avanguardia e con culture e generazioni molto diverse rispetto al passato senza mai entrare in contrasto con le logiche di base della democrazia.
Per raggiungere questi obiettivi, il leader del mondo digitale, dovrà essere “profondamente diverso rispetto al passato, ma soprattutto dovrà essere moralmente coraggioso”, dovrà accettare nuove sfide, conscio che ciò che per anni ha costituito il suo sapere è diventato improvvisamente obsoleto.
I Manager italiani sono pronti a cogliere questa sfida? Sicuramente sì! Purché in possesso di un significativo “Vissuto di esperienza umana e personale”.
Recentemente abbiamo visto molti ”Giovani Geni” arrivare nelle aziende promettendo soluzioni informatiche miracolose per generare profitti, grazie alla capacità di interpretare il sentiment dei potenziali clienti.
Tuttavia bisogna fare attenzione: il prodotto non può e non deve essere individuato nel comportamento futuro.
A tal proposito, trovo fondamentale il concetto tradizionale di etica e moralità Manageriale, rigettando il concetto che il business giustifica sempre una “perdita di sovranità” della nostra sfera privata.
Come StudioBase siamo sempre più chiamati a fornire un contributo presso le nostre aziende Clienti per rafforzare nelle nuove generazioni i valori della democrazia, della responsabilità e dell’autonomia decisionale, al fine di contrastare il concetto che tutti ormai nel mondo virtuale siamo diventati solo degli ”User” con scarsa autonomia individuale.
Mario Gibertoni
Presidente Gruppo StudioBase
CMC Academic Fellow
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